ispiratomi da:
The Burden (Salomè)- credits: http://www.sicioldrart.com/
La portata del nostro squarcio di
vita è troppo grande. Troppo grande per custodirti solo nell'anima e
nel cuore. Sto facendo la cosa giusta, lo so, me lo dice ogni singola
molecola del mio sangue.
Lo
prendo e lo metto nella bisaccia, badando bene a non graffiarlo né
scheggiarlo.
Contemporaneamente
al chiudersi del portone alle mie spalle, un violento schiaffo del
vento mi coglie impreparata. Non importa, ne ho ricevuti molti altri
in passato e non solo dal vento.
Il
mio inceder si fa sicuro; feroce come se stia per trasformarmi in
quella famosa tigre di cui si parlava ai tempi; sotto l'influsso di
questa falce di luna che mi comanda, mi assoggetta completamente, mi
dà vita.
Il
vento non è solo forte, ma gelido. Sento che sto per farmi compatta
in ogni mia parte.
Mai
come oggi, sento di saper cosa voglio, cosa sto facendo, devo
portarti e tenerti con me per l'eternità; finché durerà la mia.
Tante
cose ho imparato da te. Una di queste, scalare. Che si trattasse di
montagne, come uno dei più bravi escursionisti; o di muri, come il
più agile ed invisibile dei ninja. Impara l'arte e mettila da parte,
è così che si dice? Io non metto da parte niente, e così ogni
giorno rivivo i tuoi insegnamenti, le mie paure, il cuore che si
piega sotto la sferza dei crampi del passato. Ogni giorno rivivo ogni
cosa, l'arte del vivere e del non vivere.
Un
ultimo sforzo e la scalata mi porterà nel tuo antro.
Sono
qui.
Tu
dormi nella soffice morsa dei due cuscini, i soliti. Uno tra le
gambe, ed uno sotto il capo. Il calore che cerchi, lo trovi lì.
Perdonami d'aver mancato, di non avertelo saputo donare.
Bando
alle ciance, ti farò mio per sempre, una volta per tutte. Non con le
mie solite parole delle quali mi son fin ora servita per la tessitura
di poesie e raccontini, ma con i gesti. Uno solo.
Sei
di spalle, allora vengo io da te, faccio il giro.
L'angelo
che ho sempre ammirato come in un affresco è ancora lì, in te.
Sottile ed impercettibile il tuo respiro. Fiabesco nella sua
inverosimilità.
Chissà
cosa stai sognando. Sogni sempre, tu. Film del più raffinato e
psicologico stile fantasy. Ode al tuo inconscio, che straborda da
ogni connessione neuronale.
D'un
tratto sento di volermi coricare con te, abbracciarti da dietro;
esplorare per ricordare i solchi del tuo petto, statuario. Ma non
posso lasciarmi andare a simili amorevolezze. Nemmeno questa volta...
Lo
tiro fuori dalla bisaccia. Brilla sotto il chiarore della falce
celeste, il mio pugnale arabo.
Farò
presto Amore. Non ti farò del male, questa volta.
Prometto
che sarà indolore. Manterrò la parola data, questa volta.
In
me l'eccitazione di una bambina che scarta i suoi regali. Ma devo
stare attenta, non lasciarmi prendere dall'entusiasmo del farti mio
per sempre, ed essere finalmente matura. Almeno questa volta.
Il
colpo è secco, sono stata molto brava. Hai avuto giusto il tempo di
aprire i tuoi occhi meravigliosi ed imploranti. Hai quasi sussurrato
il mio nome, ed io il tuo.
Ho
detto “Amore”, questa volta.
Scappo
via, scappo via lasciando insanguinate le lenzuola e monco il tuo
corpo. Mancante di ciò che più avevi fino a qual momento curato: la
testa.
Ho
chiesto alla sarta di cucire questo copricapo con la più pregiata
delle stoffe e la più resistente delle pelli. Dev'esser davvero ben
fatto per poter reggere il peso di cotanta brillantissima materia
grigia e dev'esser bellissimo ma non appariscente, per esser
all'altezza della singolarità dei tuoi tratti e della luminescenza
dei tuoi occhi, che ancor brillano, seppur senza vita ormai.
Ti
ho con me ora. Ed è per sempre.
E'
pesante, sì. E' pesante il fardello di cui voglio farmi carico. Non
potrebbe esser altrimenti, visto il vissuto. Ma sono disposta a
portarlo, sono decisa a farlo. E' tutto pronto, sono forte ormai.
Non
solo ho il tuo capo, ma me lo porto sempre dietro, anzi davanti, come
se volessi comunicare ad ogni uomo, ad ogni donna, ad ogni essere che
incontro lungo il cammino, che non c'è speranza, che sono ormai
morta, perché quel giovane con cui condivisi la vita per un tempo,
vive ancora in me, e me lo porto dietro ovunque vada.
Senza
alcuna speranza-né volontà- di liberazione.